Descrizione Progetto

Cento Cucine per Cento Città

È giovane, essendo nata a Milano nel 2019, ed è soprattutto al 100% italiana, peculiarità nel mondo delle consegne a domicilio di piatti pronti – dove a fare la voce grossa sono operatori come Just Eat, Foodora, Deliveroo e Glovo e da buon ultimo Uber Eats – non è assolutamente trascurabile. Se poi, come nel caso di Gusto, si riesce a diventare la prima piattaforma completamente “made in Italy” del food delivery, e presente in dieci città Italia (oltre al capoluogo lombardo Brescia, Bologna, Modena, Padova e Verona, Taranto, Bari, Lecce, Catania), è giusto nutrire grandi ambizioni.
Obiettivo le grandi aziende
Per il Management, la nuova sfida è per l’appunto quella di far diventare Gusto un punto di riferimento per le aziende, da un lato proponendosi come piattaforma in grado di soddisfare le esigenze di organizzazioni di ampie dimensioni e maggiormente spendenti del cliente consumer, dall’altra proponendo la propria tecnologia a grandi imprese alimentari (soprattutto italiane) per aiutarle ad innovare i processi in chiave digitale.
“L’azienda si sta focalizzando anche sulla consegna di pasti a clienti business tramite convenzioni in esclusiva, che permettono di garantire un servizio più continuativo vista la quotidiana necessità del target di riferimento”. l’idea è fortemente quella di dare un’impronta diversa, a tinte completamente tricolori, al food delivery. Un fenomeno che, bene ricordarlo, solo in Italia vale qualcosa come 4,7 miliardi di euro secondo le ultime rilevazioni di Euromonitor International.

Cresce l’appetito per il cibo a domicilio
Crescendo in modo sostanziale la domanda a domicilio, ecco che anche ristoranti affermati e ben organizzati hanno spesso faticato a far fronte agli ordini da consegnare ai rider delle varie Deliveroo, JustEat, Glovo e Uber Eats. Da qui la spinta verso un nuovo modello di cucina, votata da una parte a preservare la qualità dell’esperienza di consumo all’interno del locale e dall’altra a non compromettere lo sviluppo di new business, cavalcando l’opportunità di riconfigurare i propri spazi o di affidare a soggetti terzi (le “dark kitchen per l’appunto) la gestione delle consegne a domicilio. All’orizzonte si profila un mercato dalle enormi opportunità: oggi il giro d’affari del food delivery su scala globale vale 35 miliardi di dollari e la proiezione al 2030 (fonte Ubs) parla di 365 miliardi di dollari, con una crescita composita anno su anno del 20%.

Le opportunità

Il giro d’affari del food delivery cresce. Secondo l’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano nel 2021 il fatturato arriverà a 766 milioni di euro, con una crescita del 56 per cento. Nelle città italiane con almeno 50mila abitanti, esistono servizi di consegna a domicilio nel 93 per cento dei casi, in forte aumento rispetto al 74% del 2019. «Il food delivery online sta crescendo più velocemente del resto del mercato – ha spiegato Mr JO – e le dark kitchen permettono di ridurre gli investimenti diretti, garantiscono l’eccellenza a livello operativo e una maggiore agilità nella gestione del prodotto. Il miglioramento della loro efficienza le renderà parte attiva del futuro dell’industria della ristorazione».

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